Nel post-Covid continuano a chiudere le filiali di banca.

Molti di noi non avranno simpatia verso il termine “banca” , ma bisogna ammettere che nella crescita e nello sviluppo di un territorio come la regione Umbria , questi istituti sono di fondamentale importanza per i più svariati motivi , dai posti di lavoro che danno fino ad arrivare a maggiori opportunità di credito ad un tasso minore.
Purtroppo in Umbria da ben dieci anni si sta assistendo ad una chiusura incontrollata di questi istituti , piu di 170 filiali sono state chiuse , per gli amanti delle percentuali , quasi un terzo degli istituti totali sull’intera regione.
Nel post crisi Coronavirus , queste chiusure avranno un peso assai più importante per la ripresa economica regionale.

Solo negli anni che vanno dal 2018 al 2019 secondo i dati provenienti da Bankitalia, l’Umbria ha perso 24 filiali, di cui 18 in provincia di Perugia e 6 in quella di Terni, in termini occupazionali circa 400 posti di lavoro in meno , in linea con i numeri delle regioni del centro-sud.
Per gli amanti di banca e finanze , solo il Piemonte negli ultimi anni ha avuto un grande incremento grazie ad importanti investimenti nel settore.
La Fisac Cgil dell’Umbria denuncia l’accaduto , e sottolinea che nonostante i vari bonus e strumenti di finanziamento messi in campo nel post crisi , il sistema bancario in Umbria non è stato così forte da reggere alla crisi economica mondiale.


Con questa situazione bancaria , alcuni comuni rimangono scoperti , infatti  solo 75 Comuni umbri, sui 92 complessivi, hanno oggi sportelli bancari, ciò reca numerosi danni ai cittadini che anche per pagare una semplice bolletta o magari chiedere un mutuo o prestito sono costretti a fare centinaia di kilometri per recarsi ad un istituto aperto.
Ecco perchè i sindacati stanno pressando le Istituzioni Regionali affinchè questa politica di chiusura si trasformi in politica di apertura di nuovi istituti , all’insegna della crescita economia e sociale dell’intero territorio umbro.

 
 

 

 

 

 

 

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