Firme false per prendere i soldi dall’UE, c’è la condanna.

Condannati dai giudici a restituire oltre 30 mila euro una società e l’amministratore unico per aver organizzato corsi di formazione fantasma e firme false per incassare i fondi europei destinati alla regione Umbria. Secondo la procura, per ricevere i fondi la società avrebbe fornito documenti con firme false e i corsi di formazione non sarebbero mai stati completati. Nessun allievo in presenza, nessuna calendarizzazione delle lezioni non effettuate entro il periodo previsto, non raggiungendo così le ore minime previste per il finanziamento da parte dell’UE. Il docente inoltre, non avrebbe mai svolto l’attività di insegnante per corsi di formazione, ma si occupava dell’amministrazione e della segreteria dei corsi stessi.

La Procura umbra ha richiesto la condanna alla società e al falso professore per il pagamento del complessivo detratto che ammonterebbe a 32.780 euro, a titolo di restituzione delle somme percepite. La difesa ha ribadito la non fondatezza delle accuse e ha portato prove secondo cui non c’era obbligatorietà nel recupero delle ore mancanti in quanto gli allievi frequentanti avevano già il requisito del 75% della totalità delle ore per richiedere il fondo. Per i giudici invece, la ricostruzione della Procura è corretta e la ricalendarizzazione delle lezioni sarebbe dovuta avvenire, inoltre la presenza degli studenti è stata più volte ritenuta falsificata da firme false.

 

La Procura definisce la questione indicando falsità ed irregolarità evidenti, lezioni senza la presenza di alunni e per tutta la questione richiede il risarcimento totale della somma erogata per i corsi di formazione. La condanna per risarcimento delle somme stanziate appartengono non solo all’Ue ma sono divise sotto più enti. Nel dettaglio le somme stanziate dall’UE sono 14.000, la Presidenza del consiglio dei Ministri (13.040 euro) e la regione Umbria (5,740). Inoltre, sono richieste le spese di giudizio liquidate in 441,84 euro.

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